sul sito della live c'è scritto inizio concerto ore 22,30 ma sul biglietto è riportato 20,30. in molti non hanno usato internet visto che già prima delle 9 il pubblico inizia a rumoreggiare intonando "c'avete rotto il caaaazzooooo!" e così avanti a più riprese fino all'inizio del concerto. non vedevo un pubblico così affiatato e unito dai primi anni novanta quando andava di moda intonare "jovanotti figlio di puttana!".
il locale bolognese è piccolino ma bello pieno e l'effetto sauna è garantito per tutti . finalmente dopo tanta attesa, dopo un'intro registrata i nostri irrompono con Nirvana e le teste iniziano a ciondolare. Love ammalia il pubblico con le sue carezze elettriche, Brother Wolf Sister Moon lo commuove, Rain lo fa cantare a squarcia gola, The Phoenix è una tempesta psichedelica che stordisce tutti, per Revolution tutti con i pugni alzati al cielo, con She Sells Sanctuary saltano tutti.
suonato tutto love, dopo una brevissima pausa con un video pscichedelico sullo sfondo e la musica del primo lungometraggio di ghost in the shell si riparte con Electric Ocean e vengono snocciolati altri brani fra cui le aclamatissime Wild Flower, Fire Woman e Love Removal Machine.
tutti i brani bene o male sono stati accolti con boati e applausi, gli unici due che hanno lasciato un po' freddo il pubblico sono stati Big Neon Glitter e Hollow Man (suonare quest'ultima non deve essere molto divertente nemmeno per Ian Astbury visto che annuncia il pezzo con un sonoro "che palle!").
i suoni sono stati ottimi forse un po ' troppo sovrastata la voce dalla chitarra ma non ci si può lamentare, l'adrenalina rock è arrivata tutta.
Ian Astbury si presenta con barba incolta, un po' trasandato ed inizialmente è freddo ma poi si lascia coinvolgere dal calore del pubblico e si diverte a incitarlo e ringraziarlo. la sua prestazione è stata buona anche se in certi pezzi "singhiozzava" i testi e in sun king sbaglia un attacco. Billy Duffy invece è in formsissima macina riff senza sosta, sorride, mostra fiero le sue braccia palestrate e non rinuncia a ostentare pose da vera rock star. John Tempesta alla batteria martella che è un piacere. Mike Dimkich alla seconda chitarra e Chris Wyse al basso sono in un angolino quasi invisibili (quest'ultimo si sente solo in una versione acidissima di Dirty Little Rockstar). la scenografia è scarna con uno schermo che proietta diversi video con immagini inerenti a ogni pezzo e poche luci a fare da contorno all'esibizione ma non si è sentita assolutamente la mancanza di qualcosa di più pomposo.
concerto promosso dai numerosissimi sorrisi stampati sui volti all'uscita del locale. per ascoltare pezzi come Spiritwalker, Lil Devil, Edie e Sweet Soul Sister sarà per la prossima volta.